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I rischi professionali per gli occhi

Prevenzione e protezione

Si stima che, a livello globale, circa 13 milioni di persone in età lavorativa soffrano di disturbi della vista dovuti a infortuni sul lavoro o malattie professionali (Report dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (IAPB) dal titoloEye health and the world of work ).

Nonostante l’elevato rischio di infortunio agli occhi, spesso i lavoratori coinvolti dichiarano di aver utilizzato le protezioni sbagliate o non averne proprio utilizzato nessuna.

Questi infortuni rappresentano un grosso costo in termini di spese mediche e giornate lavorative perse.

I tipi più comuni di lesione oculare comprendono:

  • traumi da impatto, ad esempio una gomitata accidentale,

  • graffi e abrasioni come ad esempio quelle causate da un ramo di albero,

  • presenza di corpi estranei, come piccoli pezzi di legno o di metallo,

  • lesioni da penetrazione di materiale scagliato ad alta velocità,

  • ustioni dovute a contatto con sostanze chimiche,

  • esposizione a radiazioni.

La maggior parte degli eventi incidentali hanno conseguenze lievi. Danni oculari gravi (cioè sintomi potenzialmente irreversibili a lungo termine) si verificano molto raramente. A tal proposito è importante evidenziare che un tempestivo intervento può, in molti casi, rappresentare un fattore mitigante per impedire una gravità maggiore.

Un’irritazione o una lesione di lieve entità alla parte anteriore dell’occhio, di solito non richiede un trattamento medico. Per evitare l’aggravamento occorre evitare di toccare e strofinare l’occhio, non fare pressione e ovviamente non indossare lenti a contatto finché il fastidio non sarà totalmente passato.

Se nell’occhio sono presenti corpi esterni o è stato esposto a sostanze chimiche, sciacquarlo con un collirio o abbondante acqua pulita. Si dovrebbe procedere per almeno una decina di minuti, e, se si portano lenti a contatto, queste andrebbero tolte prima.

Per sciacquare gli occhi, sedersi e inclinare la testa in modo che l’occhio ferito sia più basso rispetto a quello sano, quindi versare ripetutamente l’acqua sull’occhio infortunato partendo dal ponte del naso. Se sono stati colpiti entrambi gli occhi, inclinare la testa all’indietro e versare l’acqua su entrambi gli occhi a partire dal ponte del naso.

Quando rivolgersi immediatamente a un medico?

  • Dolore intenso e persistente agli occhi,

  • corpi estranei che non possono essere lavati via con i metodi su esposti,

  • diminuzione o sdoppiamento della vista,

  • macchie, aloni o ombre nel campo visivo,

  • sangue visibile nell’occhio,

  • pupilla di forma irregolare,

  • tagli profondi intorno all’occhio,

  • accentuata sporgenza dell’occhio dalla cavità oculare.



Quali sono i settori maggiormente colpiti?

Sono molteplici i settori in cui tale rischio è significativo, in particolare il settore edilizio registra numeri elevati di infortuni agli occhi. Le cause possono essere ascrivibili alla presenza di polveri, ustioni chimiche, in particolare dovute agli alcali presenti nella calce, il cemento, il gesso e la malta, oppure per la proiezione di materiale dovuto all'utilizzo di attrezzature da lavoro, così pure il comparto metalmeccanico.

In quello sanitario per il possibile contatto con materiale biologico, nelle pulizie dovuto in particolare ad alcuni detersivi e disgorganti, ecc.

Quali sono i rischi professionali per gli occhi?

I rischi professionali per gli occhi includono il contatto con sostanze chimiche, malattie infettive, danni causati dall'esposizione a radiazioni ionizzanti e non ionizzanti ad alta intensità, e il rischio di danni legati ai lavori impegnativi per la vista (es.: videoterminalista).

Sostanze chimiche Pericolose 

Gli occhi possono essere danneggiati da sostanze chimiche solide, liquide, in polvere, gassose o aerosol, questo danno può essere permanente, portando a effetti irreversibili sulla vista. La gravità di un male dipende dalla sostanza che l'ha causato, da quanto tempo la sostanza è rimasta a contatto con l'occhio e da come viene trattato il danno.

Le sostanze che causano danni/irritazioni agli occhi sono classificate dal Regolamento Europeo n. 1272/2008 sulla classificazione, etichettatura e confezionamento di sostanze e miscele (CLP):

H314: Provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari.

H318: Provoca gravi lesioni oculari. Per gravi lesioni oculari s'intendono lesioni dei tessuti oculari o un grave deterioramento della vista conseguenti all'applicazione di una sostanza di prova sulla superficie anteriore dell'occhio, non totalmente reversibili entro 21 giorni dall'applicazione.

H319: Provoca irritazione grave agli occhi. Per irritazione oculare si intendono alterazioni oculari conseguenti all'applicazione di sostanze di prova sulla superficie anteriore dell'occhio, totalmente reversibili entro 21 giorni dall'applicazione. .

I danni da sostanze chimiche sono di solito limitati al segmento anteriore dell'occhio, compresa la cornea (la superficie anteriore trasparente dell'occhio), la congiuntiva (lo strato che copre la parte bianca dell'occhio) e occasionalmente le strutture interne dell'occhio, compresa il cristallino. Le lesioni che penetrano più in profondità sono le più gravi.

Oltre all'irritazione dovuta alle proprietà chimiche di una sostanza, l'irritazione degli occhi può derivare dalla forma fisica di una sostanza, ad esempio dalla polvere proveniente dai lavori di costruzione. I corpi estranei di solito sono solo irritanti e possono essere facilmente lavati via dalle lacrime o dall'acqua. Se non vengono rimossi, i corpi estranei possono causare abrasioni corneali.

Occorre quindi procedere ad una valutazione del rischio prima di qualsiasi lavoro che potrebbe esporre i dipendenti a sostanze pericolose per la salute. Solo nel caso in cui il controllo adeguato dell'esposizione non può essere ottenuto con altri mezzi, si deve ripiegare sull’utilizzo dei dpi adeguati alle misure richieste. Riguardo agli occhiali protettivi la norma di riferimento è la UNI EN 166, norma che specifica i requisiti funzionali dei vari tipi di protettori individuali dell'occhio

Nel caso di possibilità di schizzi di sostanze/composti chimici agli occhi, tutto il personale dovrebbe indossare protezioni per gli occhi. Esiste una vasta varietà di occhiali protettivi. La protezione scelta per situazioni di lavoro specifiche dipende dalle circostanze dell'esposizione, dall'entità del pericolo, dall'uso di altri dpi e dalle esigenze personali di visione. La protezione degli occhi deve essere comoda e consentire una visione periferica sufficiente e deve essere regolabile per garantire una vestibilità sicura.

Se gli schizzi possono provenire da tutti i lati; si sceglierà un dispositivo che garantisca la completa schermatura degli occhi. Come minimo, dovrebbero essere indossati occhiali di sicurezza dotati di protezione laterale. Gli occhiali di sicurezza non forniscono lo stesso livello di protezione dagli schizzi frontali o dalla presenza di aerosol. Se i dipendenti possono essere esposti a sostanze chimiche che potrebbero colpire e danneggiare altre parti del loro viso, potrebbe essere necessaria una visiera facciale completa. Non solo le visiere facciali complete proteggono un'ampia area, ma con la loro ventilazione rimangono generalmente libere dalla nebbia.

Molti occhiali di sicurezza si adattano comodamente sopra gli occhiali da vista e possono fornire una protezione soddisfacente, esistono inoltre occhiali di sicurezza graduati.

Quando la protezione degli occhi viene utilizzata con altri dpi, ad esempio delle vie respiratorie, è necessario verificare la reciproca compatibilità.

Protezione degli altri, se la valutazione del rischio indica che un dipendente ha bisogno di protezione degli occhi durante l'esecuzione di un'operazione, il dpi verrà fornito solo a tale dipendente che usa il prodotto chimico. Tuttavia, se altre persone sono suscettibili di essere a rischio, l'area dovrebbe essere delimitata e segnalata.

Rischio malattie infettive

Il rischio di contrarre malattie infettive per contatto con gli occhi può riguardare una moltitudine di categorie di lavoratori, ad esempio:

  • Medici,

  • operatori igiene urbana,

  • operatori autospurghi,

  • veterinari,

  • servizi autoptici,

  • addetti alla lavorazione della carne,

  • ecc

Il contatto con agenti biologici può avvenire sia per esposizione diretta che indiretta.

Per quanto riguarda l’esposizione diretta verso gli occhi, il contatto può avvenire a seguito di spruzzi o schizzi di materiale biologico, esposizione a polveri e aerosol. L’esposizione indiretta si può avere ad esempio portando le mani sporche agli occhi. Il primo step per fronteggiare questo rischio, riguarda la sua valutazione e l’applicazione delle specifiche misure di prevenzione. Al fine di ridurre ulteriormente il rischio residuo si dovrà operare la scelta dei dpi più adatti alla situazione di rischio.

Protezione degli occhi: occhiali/occhiali a maschera (UNI EN 166)

Protezione degli occhi e delle mucose: Visiera (DPI III cat) UNI EN 166

Radiazioni non ionizzanti e ionizzanti

Radiazioni non ionizzanti. Le radiazioni ottiche sono tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 nm e 1 mm. Lo spettro delle radiazioni ottiche si suddivide in:

Radiazioni ultraviolette: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 100 e 400 nm. La banda degli ultravioletti è suddivisa in UV A (315-400 nm), UV B (280-315 nm) e UV C (100-280 nm);

Radiazioni visibili: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 380 e 780 nm;

Radiazioni infrarosse: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 780 nm e 1 mm. La regione degli infrarossi è suddivisa in IR A (780-1400 nm), IR B (1400-3000 nm) e IR C (3000 nm-1– 1 mm).

L’interazione della radiazione ottica con l’occhio può provocare diverse  conseguenze dannose a seconda della lunghezza d'onda come riportato  a seguito:

  • 100 - 315 nm (UV C e UV B), fotocheratite, fotocongiungivite;

  • 316 - 400 nm (UV A) cataratta fotochimica;

  • 400 - 780 nm (visibile), lesione fotochimica e termica della retina;

  • 780 - 1400 nm(IR A), cataratta, bruciatura della retina;

  • 1400 - 3000 nm (IR B) cataratta, bruciatura della cornea;

  • 3000 - 10^6 nm (IR C) bruciatura della cornea.

Considerati dal punto di vista del loro decorso temporale gli effetti prodotti sull’occhio possono essere suddivisi in:

  • effetti a breve termine o da esposizione acuta con tempi di latenza dell’ordine di ore, giorni;

  • effetti a lungo termine o da esposizione cronica con tempi di latenza di mesi, anni.

Gli ambienti di lavoro e le lavorazioni specifiche a rischio sono molteplici, alcuni esempi non esaustivi:

  • Saldatura ad arco elettrico, in soli 10 secondi di attività possono essere superati i valori limite previsti per le radiazioni UV;

  • Settore estetico: lampade per la sterilizzazione, lampade UV per unghie, lampade abbronzanti, ecc;

  • Settore sanitario: laser, lampade scialitiche da sala operatoria ecc.

UNI EN 169: 2003: Protezione personale degli occhi - Filtri per saldatura e tecniche connesse - requisiti di trasmissione e utilizzazioni raccomandate.

UNI EN 170: 2003: Protezione personale degli occhi - filtri ultravioletti - requisiti di trasmissione e utilizzazioni raccomandate.

UNI EN 171: 2003: Protezione personale degli occhi - Filtri ultravioletti - requisiti di trasmissione e utilizzazioni raccomandate.

UNI EN 172: 2003: Protezione personale degli occhi - Filtri solari per uso industriale.

UNI EN 175: 1999: Protezione personale degli occhi - Equipaggiamenti di protezione degli occhi e del viso durante la saldatura e i procedimenti connessi.

Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti, per molto tempo si è pensato alla cataratta indotta da radiazioni come un effetto che si verifica solo dopo un’esposizione a dosi di IR relativamente elevate. Tuttavia, i dati di studi recenti, hanno mostrato un aumento del rischio di opacità del cristallino anche dopo esposizioni a basse dosi.

I rischi di esposizione sono presenti in vari settori, alcuni esempi non esaustivi:

  • Sanitario, gli operatori sanitari radioesposti, personale della radiologia, inclusi radiologi, radiologi interventisti e tecnici radiologi.

  • Industriale, infatti un’applicazione molto diffusa riguarda l’impiego di intensi fasci di raggi X o gamma per radiografare componenti industriali, per la determinazione di difetti nelle saldature effettuate tra i vari pezzi meccanici o nelle strutture di fusione, nelle strutture metalliche, edilizie, elettriche, ecc..

  • Artistico, archeologico, culturale. Le metodiche analitiche che utilizzano radiazioni ionizzanti (analisi per attivazione neutronica, fluorescenza a raggi X, radiografia a raggi X, spettrometria a raggi gamma, ecc.) sono molto diffuse nello studio e nella caratterizzazione dei beni culturali.

  • Ricerca scientifica e tecnologica.

Attualmente il riferimento normativo in vigore è il d.lgs. 101/2020 che costituisce una sorta di testo unico sull'argomento, per la protezione dei lavoratori, della popolazione rispetto alle esposizioni ai fini medici (diagnostici e terapeutici) ed anche per l’ambiente.

Nell’ambito del titolo XIII del suddetto decreto, un’importante novità è rappresentata appunto dalla riduzione del limite di dose equivalente al cristallino per i lavoratori esposti, che è passato da 150 mSv/anno a 20 mSv/anno. In base a tale limite, i lavoratori sono classificati in:

  • categoria A, i lavoratori esposti che in un anno solare sono suscettibili di un’esposizione superiore ad uno dei seguenti valori: 6 mSv di dose efficace, 15 mSv di dose equivalente per il cristallino;

  • categoria B, i lavoratori esposti che non rientrano nella categoria A e quindi quelli che in un anno solare sono suscettibili di un’esposizione compresa tra i limiti per la popolazione e i lavoratori esposti di categoria A.

La filosofia di limitazione delle dosi proposta dall’ICRP (International Commission on Radiological Protection) ed accettata dalle normative nazionale ed europea è focalizzata su due obiettivi fondamentali:

  • prevenire gli effetti deterministici;

  • limitare la probabilità che possano sopraggiungere effetti probabilistici entro valori considerati accettabili.

L’ICRP al fine di perseguire questi obbiettivi ha introdotto i tre principi fondamentali della radioprotezione:

  • giustificazione;

  • ottimizzazione;

  • limitazione del rischio individuale.

Giustificazione. In linea generale qualsiasi decisione che modifica la situazione esistente di esposizione alle radiazioni (per esempio introducendo una nuova sorgente di radiazioni o riducendo l’esposizione esistente) dovrebbe apportare più beneficio che danno.

Ottimizzazione. Laddove l’impiego di radiazioni ionizzanti risulti essere giustificato, le dosi individuali, il numero di persone esposte e la probabilità di esposizione dovranno essere mantenute al livello più basso ragionevolmente ottenibile, tenuto conto di fattori sanitari economici e sociali: principio di ottimizzazione.

Rispetto limiti di dose. Infine le dosi individuali, anche se ammissibili sulla base dei due principi sopra descritti, non devono comunque eccedere specifici limiti introdotti dalla normativa per i lavoratori esposti, gli apprendisti, gli studenti e gli individui della popolazione.

A parità di dose, però, gli effetti sanitari indotti dalle radiazioni ionizzanti sono funzione sia della qualità della radiazione (fotoni, elettroni, protoni, particelle alfa e neutroni) che dello specifico organo o tessuto interessato, ovvero della sua radiosensibilità.

In radioprotezione è nata, pertanto, la necessità di sviluppare, attraverso grandezze adeguate, il concetto di dose assorbita a livello di un determinato organo o tessuto, quando questa è impartita da radiazioni di diverso tipo, e anche quando i tessuti e gli organi interessati sono molteplici. Tali grandezze radioprotezionistiche sono la dose equivalente e la dose efficace.

All’interno del decreto vengono chiaramente identificate le figure professionali che sovraintendono alla gestione del rischio radiologico

Viene ratificata la collaborazione tra esperto di radioprotezione e RSPP, che il datore di lavoro deve garantire ed il chiaro rimando al documento di valutazione dei rischi (DVR) degli articoli 17 e 28 del decreto 81 per misurazioni, relazioni e valutazioni in termini di rischio da radiazioni ionizzanti.

Lo Specialista in fisica medica, ruolo ricoperto da una professione sanitaria quale è il fisico specialista in fisica medica e a cui sono affidati specifici compiti di collaborazione con l’esercente, il responsabile dell’impianto radiologico, il medico specialista, il tecnico sanitario di radiologia medica, l’esperto in radioprotezione ed il medico autorizzato, fornendo consulenza specialistica nell’ambito delle esposizioni a scopo medico, sulle questioni riguardanti la fisica delle radiazioni in relazione al rispetto dei requisiti del titolo XIII, avendo in via esclusiva la responsabilità della misura e della valutazione delle dosi assorbite dai soggetti che a vario titolo sono esposti a radiazioni (pazienti, lavoratori soggetti a sorveglianza sanitaria o a programmi di screening sanitario, pazienti volontari nell’ambito della ricerca, persone nell’ambito di procedure a scopo non medico, persone che assistono e confortano persone sottoposte ad esposizioni mediche) nonché la responsabilità della scelta della strumentazione da impiegarsi nell’ambito della dosimetria sul paziente e dei controlli di qualità da effettuarsi sulle attrezzature medicoradiologiche.

Esperto in interventi di risanamento radon, un tecnico (geometra, ingegnere o architetto) iscritto all’albo e che abbia frequentato un corso dedicato a carattere universitario di 60 ore, per porre in atto le misure correttive per la riduzione della concentrazione di radon negli edifici.

Al medico autorizzato viene affidata la sorveglianza sanitaria di tutti i lavoratori esposti, compresi apprendisti e studenti.




Lavori impegnativi per la vista 

Quale ad esempio quello dei videoterminalisti, ovvero coloro che passano gran parte della giornata davanti a schermi digitali (oltre le venti ore settimanali), sono particolarmente esposti a rischi che possono influire negativamente sulla loro vista e benessere oculare.

La Sindrome da Affaticamento Oculare

Uno dei rischi principali per gli operatori di videoterminali è la astenopia, anche nota come sindrome da affaticamento oculare. Questo disturbo è caratterizzato da sintomi come occhi secchi, bruciore, visione offuscata e mal di testa. Mentre questi sintomi possono essere temporanei, l'esposizione prolungata può portare a problemi più gravi, come la sindrome dell'occhio secco cronico, ovvero una malattia che comporta la carenza di quantità di lacrime e/o il deterioramento della qualità delle lacrime che porta all'infiammazione della superficie dell'occhio .

L’occhio ha la capacità di regolare la messa a fuoco degli oggetti in relazione alla loro distanza. Tale funzione si chiama accomodazione ed è svolta dai muscoli ciliari, essa diminuisce con l’età. Nell’uso del VDT, è consigliato posizionarsi di fronte allo schermo ad una distanza compresa tra i 50 e i 70 cm per minimizzare le sollecitazioni dei muscoli ciliari.

La retina è in grado di regolare la propria sensibilità in funzione del livello di intensità luminosa, tuttavia un’illuminazione ambientale eccessiva con la presenza di numerosi riflessi, portano a stancare sia la pupilla che i muscoli oculari, continuamente in contrazione per proteggere l’occhio dalla luce eccessiva. Anche scarsi livelli di luce possono stancare l’occhio per uno sforzo eccessivo, sia fisico che mentale, nell’eseguire il lavoro. Questo sforzo è amplificato se sono presenti anche dei difetti di vista.

Collocare ad esempio i posti di lavoro con VDT vicino alle finestre, di fronte o di spalle, è un errore perché si realizzano molto facilmente riflessi ed abbagliamenti

Per l’illuminazione dei luoghi di lavoro, le norme di riferimento sono l’allegato V del D.lgs. 81/08 e la norma UNI EN 12464-1:2021.


Per prevenire disturbi oculo-visivi occorre che vengano adottati alcuni accorgimenti:

  • Il posto di lavoro deve essere illuminato omogeneamente.

  • Le postazioni di lavoro devono essere collocate correttamente rispetto alle finestre.

  • Le fonti di luce devono essere al di fuori del campo visivo e non creare contrasti eccessivi.

  • L’illuminazione artificiale deve essere realizzata con lampade schermate per evitare riflessi.

  • Il monitor deve essere orientato in modo da eliminare eventuali riflessi.

Inoltre l’operatore deve:

  • posizionarsi di fronte allo schermo ad una distanza compresa tra i 50 e i 70 cm;

  • distogliere periodicamente lo sguardo dal monitor;

  • durante le pause non dedicarsi ad attività che richiedano un intenso impegno visivo (ad esempio l’utilizzo di smartphone);

  • pulire il monitor;

  • utilizzare i mezzi di correzione della vista se prescritti.


Bibliografia:Eye hazard classification according to UN GHS / EU CLP and the severity of eye symptoms caused by accidental exposures to detergents and cleaning products, CONOSCERE IL RISCHIO Radiazioni ionizzanti Inail 2022, portaleagentifisici.it.